Dipendente infedele: illeciti più diffusi e come indagare
Se sei titolare di un'attività con più collaboratori, potresti ritrovarti con qualche dipendente infedele. Una situazione spiacevole, che può verificarsi per svariati motivi all'interno delle piccole, medie e grandi imprese, indipendentemente dal settore di appartenenza (industria, agricoltura e servizi).
Gli scenari possibili sono parecchi, ma tutti legati a un filo conduttore: la divulgazione di informazioni e/o documenti riservati dell'azienda di appartenenza ai competitor, durante o al termine del rapporto di lavoro.
Per approfondire l'argomento, ti invitiamo a proseguire nella lettura.
Cosa si intende per infedeltà dei dipendenti
Con tale espressione, ci riferiamo all'inadempienza all'obbligo di fedeltà e, alla risoluzione del rapporto professionale, al patto di non concorrenza, previsti dall'accordo di assunzione (o di collaborazione) e sanciti dagli articoli 2105 e 2125 del Codice Civile.
Possiamo trovare cenni a questi concetti fin dal 1942, anno di approvazione (con Regio Decreto firmato da Vittorio Emanuele III di Savoia) dell'attuale CC.
Tuttavia, inizialmente le locuzioni si riferivano non solo a un patto di lavoro, ma anche e soprattutto a un patto tra persone. In base ai valori dell'epoca, quest'ultimo era dettato più dal senso dell'onore che dal desiderio di preservare il proprio operato dalla concorrenza.
In seguito, tale terminologia venne adottata in ambito professionale, in concomitanza con l'approdo delle grandi multinazionali d'oltreoceano. A partire dal boom economico del secondo Dopoguerra, infatti, le situazioni di infedeltà aziendale divennero più frequenti ed evidenti, al punto da diventare materia di discussione in sede contrattuale.
La condotta del dipendente sprovveduto è configurabile nell'infrazione dell'obbligo di fedeltà o del patto di non concorrenza?
In linea di principio no.
Anche se, in questo caso, manca il rispetto del requisito di correttezza (il dipendente, collaboratore o socio ha compromesso l'azienda o ha adottato comportamenti potenzialmente dannosi), c'è la buona fede.
A seconda delle situazioni, quindi, la persona coinvolta potrebbe cavarsela con qualche sanzione disciplinare all'interno del contesto lavorativo, senza particolari conseguenze in ambito civile o penale.
Illeciti più diffusi del dipendente infedele e conseguenze per l’azienda
Le azioni di chi non adempie all'obbligo di fedeltà e al patto di non concorrenza sono tantissime e spaziano in più ambiti.
Ecco le più importanti da tenere d'occhio durante o al termine del rapporto professionale con un tuo dipendente o un socio:
- danni d'immagine nei confronti dell'impresa
- furto di incassi, brevetti, dati e-o documenti
- trasmissione di informazioni riservate all'esterno del contesto aziendale
- mancata stipula di contratti e/o partnership con altre realtà importanti
- violazione del segreto industriale
- perdita di clienti, fornitori e investitori
- abbassamento del rating reputazionale e finanziario.
Nei casi più gravi, l'attività potrebbe diminuire gli utili in entrata, arrivare a chiudere definitivamente o, in alternativa, accorparsi a imprese più grandi, con il rischio di perdere in parte la propria identità originaria.
Quando il diritto di critica può sconfinare nell'infedeltà aziendale?
I tuoi dipendenti hanno l'opportunità di segnalare anomalie, irregolarità, pareri e quanto altro non va nel contesto lavorativo. Per farlo, possono avvalersi di questionari interni, interventi in riunioni periodiche, recensioni o, semplicemente, un dialogo diretto con te, finalizzato al miglioramento dell'impresa per il bene comune.
D'altro canto, la pubblicazione di testimonianze false, la promozione dei competitor, la fuga di notizie oltrepassano il confine del diritto di critica, violando sia l'obbligo di fedeltà sia il patto di non concorrenza.
Per evitare danni ancora più gravi, devi richiedere l'aiuto di un esperto che risalga alla fonte di eventuali indiscrezioni o calunnie.
L'azienda può chiedere i danni al dipendente infedele?
La risposta è affermativa, in quanto si tratta non solo di un comportamento scorretto e passibile di provvedimenti disciplinari, ma anche perpetrato con la volontà di nuocere all'impresa (in gergo giuridico, doloso o con dolo).
Per beneficiare di tale diritto, ti consigliamo di non indagare per conto tuo. Affidandoti a un professionista, potrai scoprire fino a che punto si è spinto il tuo ex dipendente, socio o collaboratore con la sua condotta infedele.
Grazie alla raccolta di prove documentali, testimoniali e alla stesura di un report da utilizzare in udienza, il giudice avrà gli elementi per definire la tipologia di sanzioni e quantificare l'entità del risarcimento.
Come indagare?
In base allo Statuto dei Lavoratori (altrimenti conosciuto come Legge 300/1970), puoi dare il via libera alle indagini in azienda appena hai qualche sospetto su uno dei tuoi dipendenti. Lo stesso discorso vale anche per soci e collaboratori, spesso al corrente di segreti e dinamiche soggette all'obbligo di non divulgazione.
Tuttavia, è importante procedere in maniera corretta e, soprattutto, in ottemperanza alle disposizioni di legge.
Per tale ragione, ti raccomandiamo vivamente di rivolgerti a un'agenzia investigativa seria e affidabile, in grado di occuparsi della risoluzione delle problematiche aziendali con scrupolosità e discrezione.
Nella scelta del detective, presta attenzione a professionalità, preparazione, competenza e rispetto dei requisiti per lo svolgimento delle indagini. In particolare, verifica il possesso di una laurea triennale in discipline giuridiche, un attestato di praticantato e una licenza per l'esercizio del mestiere, rilasciata dalla Prefettura.