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Straining: cos'è, differenze con il mobbing e come difendersi

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Probabilmente non hai mai sentito la parola straining, ma potresti riconoscere alcuni comportamenti legati a esso. Il termine, infatti, è poco utilizzato in Italia, dove vocaboli come mobbing e stalking sono entrati a far parte del linguaggio quotidiano da almeno due decenni. 


Nelle prossime righe scoprirai in cosa consiste, cosa stabiliscono le attuali normative, le differenze con altri tipi di atti persecutori e come difenderti nel caso in cui ne fossi vittima. 

Stiamo parlando di uno stato di tensione indotto sul luogo di lavoro: il verbo "to strain", infatti, significa forzare, affaticare, fare pressione. La vittima subisce un'azione (spesso conclusa nel presente, ma con effetti nel futuro) in grado di provocare stress, con ripercussioni a lungo termine.


A macchiarsi di tale condotta potrebbe essere il datore di lavoro o i diretti superiori, pertanto possiamo presupporre un rapporto gerarchico tra i soggetti interessati. Ecco i comportamenti messi in atto più di frequente:

 

  • difficoltà di accesso o privazione degli strumenti con cui svolgere i propri compiti
  • demansionamento ingiustificato
  • allontanamento dal proprio ambiente di lavoro abituale
  • diradamento o annullamento del contatto con i colleghi.


Il cambiamento da prima a dopo è sempre verso una condizione sfavorevole, con conseguenze negative per salute, sicurezza e inserimento dei dipendenti. 

 

Cosa dice la Legge


In base all'articolo 2087 del Codice Civile, il tuo datore di lavoro è tenuto a garantire la salute, la sicurezza e l'integrazione all'interno dell'azienda, diritti puntualmente violati ogni volta che si faccia pressione sui dipendenti. Tutto ciò è in linea con l'art. 23 della Costituzione, secondo cui nessuno può imporre ad altri prestazioni di tipo patrimoniale o personale. 
Anche l'art. 2103 del c.c. è una fonte importante per disciplinare lo stress forzato, soprattutto in merito a demansionamenti e cambi di reparto ingiustificati. Il lavoratore, infatti, deve svolgere gli incarichi per cui è stato assunto oppure, in un periodo successivo alla stipula del contratto, corrispondenti a un livello pari, superiore o inferiore. 
In altre parole, il titolare può cambiare l'assetto dell'impresa per esigenze organizzative e previa formazione delle risorse umane disponibili. Tuttavia, la categoria legale deve rimanere la stessa e le modifiche all'organigramma non possono attuarsi per ragioni legate ad antipatie, incompatibilità di carattere, favoritismi o questioni personali. 

Differenze tra straining e mobbing


A prima vista, le due condotte possono sembrarti simili, ma vi è una sostanziale differenza tra l'una e l'altra. Mentre nel mobbing la serialità degli atti è un requisito imprescindibile, nello straining in azienda non è nemmeno necessario: basta un solo comportamento con ripercussioni negative nel medio-lungo termine.


Un altro elemento di distinzione è la presenza o meno di un intento vessatorio. Se nel mobbing è palese (ad esempio, quando il datore di lavoro insulta ripetutamente te o un altro dipendente), nello straining non sussiste. 


Anche l'assenza di un rapporto gerarchico tra soggetto attivo e passivo differenzia il mobbing dai comportamenti mirati a provocare tensione. In quest'ultimo caso, è implicito che la condotta scorretta sia messa in atto da un individuo inquadrato a un livello superiore rispetto alla vittima. 

 

Come riconoscere lo straining sul lavoro


Puoi identificare facilmente tali comportamenti perché hanno effetti a lungo termine. Basta che tu sia vittima una sola volta di una condotta con tali caratteristiche, pertanto non devi aspettare il verificarsi di un episodio analogo entro un lasso di tempo limitato. 


Per esempio, potresti soffrire di mal di schiena ma ti spostano in un reparto dove devi sollevare oggetti pesanti. Nel caso in oggetto, il tuo datore di lavoro (o il responsabile) sta commettendo questo tipo di illecito, pertanto puoi denunciarlo. 

 

Come difendersi dallo straining


Il modo più efficace per tutelarti è ricorrere al supporto di un investigatore privato. A lui puoi affidare il compito di osservare la persona sospetta e raccogliere le prove della sua malafede, dopo aver visionato la documentazione relativa a inquadramento e mansioni svolte prima e dopo l'avvenimento scatenante.


L'agenzia investigativa, inoltre, ha tutti i mezzi per dimostrare lo stato di inattività successivo all'episodio di stress forzato, nonché i disagi derivanti da quest'ultimo. Il detective farà anche indagini specifiche su quali incarichi il datore di lavoro ha affidato alla vittima, ricercando sia le motivazioni ufficiali sia quelle reali.


Per raccogliere quante più informazioni possibili, l'investigatore potrebbe chiederti di annotare su un diario tutti i particolari delle giornate in azienda. Insieme alla raccolta di documenti scritti, foto, audio, messaggi e telefonate, potrà elaborare un rapporto sulla situazione in generale, che ti permetterà di avviare un procedimento per straining.


Se vuoi saperne di più sull'argomento, ti consigliamo di contattare un professionista munito di licenza rilasciata dalla Prefettura. Nel caso in cui tu fossi il titolare di un'attività, puoi anche seguire un corso ad hoc per evitare comportamenti recidivanti.

 

 

 

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